lunedì 23 febbraio 2015

Livorno Acoustics - Matteo Becucci alla Rotonda

Foto Associazione Fotografica Il Salmastro
Iniziamo la serie di interviste di Livorno Acoustics da uno dei cantautori livornesi attualmente più famosi a livello nazionale, Matteo Becucci. Attivo già da molti anni prima della vittoria a X Factor, Matteo è riuscito ad affermarsi e ritagliarsi uno spazio nel panorama musicale italiano con le sue canzoni pop d'autore. Per Livorno Acoustics ha eseguito "Mery" il primo singolo del suo nuovo album "Tutti quanti Mery", una canzone dolcissima interpretata in modo magistrale. 

Sullo sfondo del video vedrete l'affascinante Chalet della Rotonda d'Ardenza, attualmente in completo abbandono, ma per fortuna in procinto di essere riqualificato da un progetto che lo riporterà al centro della vita della città.








N.B. Prima di cominciare, ti avvisiamo che ogni intervista di Livorno Acoustics è suddivisa in due parti. La metà che leggerai qui di seguito è incentrata sul processo creativo del cantautore, mentre l'altra metà che potrai leggere su Occhio Livorno approfondisce gli aspetti legati al suo rapporto con le istituzioni e con la professione di artista.



Foto Associazione Fotografica Il Salmastro

1. COSA SIGNIFICA PER TE ESSERE UN CREATIVO?
Essere un creativo significa usare la propria fantasia per creare qualcosa, nel mio caso musicalmente creando delle canzoni, strofe, melodie, sonorità che non ho mai ascoltato. Prendo degli oggetti, delle note, le elaboro e creo una mia versione di un qualcosa. In maniera più completa, con una canzone si può creare anche una storia. Ad esempio, da una canzone del mio ultimo disco è venuto fuori un racconto che darà vita ad un libro. 


2. COSA TI HA SPINTO A SCRIVERE CANZONI TUE, PIUTTOSTO CHE INTERPRETARE COVER DI ALTRI ARTISTI?
Io ho sempre scritto, anche da bambino. Mi ricordo che scrivevo poesie, o comunque mi inventavo storie. Ho sempre avuto un po' la voglia, l'istinto di inventare storie. Per esempio mi ricordo che alle mie figlie, quando erano più piccole, ho raccontato tutti i "cappuccetto" possibili. Mi sono inventato cappuccetto metallizzato, cappuccetto balbuziente, cappuccetto daltonico, tutte le variazioni che mi venivano in mente. Così come il secondo disco che ho fatto, che si chiama "Cioccolato amaro e Caffè", ho reinventato una versione di Smoke on the water traducendola dall'inglese all'italiano e stravolgendola nell'arrangiamento. È il processo creativo di dare la propria versione di qualcosa.

 3. COME TI APPROCCI ALLA COMPOSIZIONE, SIA MUSICALE CHE DEI TESTI?
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Generalmente mi viene un'idea, spesso l'inizio di una strofa o di un ritornello, da cui parto per raccontare una storia o costruirci qualcosa sopra. Dopodiché inizio a tirar fuori parole, che generalmente mi vengono abbastanza a fiume. Fiumi di parole che piano piano inizio a tagliuzzare, ad aggiustare, a rifinire, per arrivare alla canzone. Di solito musica e parole vengono insieme, poi la musica è quella che ritocco io personalmente o faccio ritoccare ad altri, perché sono molto intuitivo nello scrivere ma poi l'armonia seria è un'altra cosa. 

4. LA CANZONE CHE HAI SCRITTO DELLA QUALE SEI PIÙ SODDISFATTO?
Io di solito scrivo con la chitarra o senza strumenti e registro le melodie che mi vengono con il mio telefono o il mio registratore digitale, altrimenti me le scorderei, per poi rielaborarle in seguito. C'è una canzone che si chiama “L'assenza”, che ho scritto tre anni fa per un motivo preciso, per un caro amico musicista che purtroppo ha perso una persona di famiglia e dopo avergliela fatta sentire mi ha fatto i compimenti per questa canzone. Quindi diciamo che questa vale doppio rispetto ad altre.
 
5. CHE DIFFERENZA C'E’ TRA CANTARE IN UNA BAND E SUONARE DA SOLO?
Io ho cominciato da solo, poi ho fatto parte di tante situazioni musicali dove ho collaborato e scritto con altri musicisti. Mi ricordo che feci il trofeo "Roxy Bar" di Red Ronnie con un gruppo che si chiamava Rien à Faire, eravamo in quel momento il gruppo di Sergio Caputo, io facevo il corista. In gruppo diciamo che c'è meno pressione, c'è differenza nell'affrontare i vari momenti di lavoro. Io ricordo che con questo gruppo, andato avanti molti anni, alla prima difficoltà ci siamo divisi per sempre. Con il gruppo, a meno di non trovare nuovi stimoli o qualcosa che va a buon fine, quando smetti di crescere musicalmente è molto difficile durare. Forse il segreto sta anche nel non stare troppo insieme al di fuori della musica. Noi eravamo molto amici e vivevamo molte cose tutti insieme, quindi forse ci siamo "rotti" perché eravamo anche stanchi. Quando sei da solo, ovviamente questo rischio non c'è. 

6. DATA LA TUA ESPERIENZA A LIVELLO PROFESSIONALE E NAZIONALE, QUANTA IMPORTANZA HANNO FATTORI COME L’IMMAGINE, LO SPETTACOLO E TUTTO QUELLO CHE STA INTORNO ALLA MUSICA?
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Sono fattori importanti ma mai quanto l’autenticità. Quando fai un video, la copertina di un disco, una canzone, un’intervista per un giornale o la televisione, ai fini della tua riuscita come artista è importate che quello che fai sia coerente con il tuo messaggio, con la tua opera, con la tua proposta artistica, perché altrimenti la gente se ne accorge subito. Se sei finto la gente lo vede. Poi, è chiaro, c’è sempre il rischio di non piacere. È normale non piacere a tutti. Ma se sembri fasullo è ancora peggio, secondo me.